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Relazione del Presidente dell’Associazione

 dei Graisani de Palù, geom. Giorgio Pastoricchio,

al Convegno organizzato con il Comune il 16 maggio 2013

LEGAME DELLA COMUNITA' GRADESE CON

IL PROPRIO TERRITORIO LAGUNARE


L'Associazione “Graisani de Palù”, nata 30 anni fa con il principale scopo di preservare e valorizzare la laguna con la sua cultura e le sue tradizioni, da molti anni si è attivata con delle “campagne di sensibilizzazione” presso le Istituzioni per far valere i diritti di proprietà della Collettività gradese. Diritti questi che, seppur codificati solo da Maria Teresa d'Austria, risalgono di fatto alla fine dell'Impero Romano e che noi riteniamo debbano tuttora essere garantiti.


In particolare la laguna oggi rappresenta per noi Gradesi le radici, il fulcro della cultura e delle tradizioni tramandate dagli antichi nativi di Grado; gli stessi che durante 15 secoli di miserie, guerre e stenti (ricordo che, ancora agli inizi del ‘900 gli abitanti stanziali in laguna erano più di 1.200) hanno provveduto alla manutenzione costante di mote ed argini, muniti della sola forza delle loro braccia, con l’ausilio di qualche badile durante le basse maree.


Senza cedere anche nei periodi più tristi, quando anche il Doge proponeva di spostare tutta la popolazione a Costantinopoli o a Cipro; nonostante la profonda prostrazione, tutti rimasero a Grado.


Costoro ci hanno lasciato un ambiente integro ma soprattutto un'eredità storica che non può essere disattesa, alla quale non possiamo e non dobbiamo sottrarci.


Forse questi progenitori ci hanno anche trasmesso un diverso modo di essere che ci distingue dalle altre persone.


Per avvalorare quanto espresso precedentemente, è opportuno un breve excursus storico:


Con la distruzione di Aquileia del 452 d.c. da parte degli Unni e successivamente dei Goti (con contestuale caduta dell'Impero Romano) la popolazione, come anche il Clero, trovò rifugio nelle lagune dando vita nuovi piccoli agglomerati.


Più di un secolo dopo, durante la dominazione dei Longobardi, Grado con il suo Vescovo e gli abitanti delle lagune erano sotto l'influenza di Costantinopoli ma amministrando autonomamente il potere religioso e politico sotto l’egida di un Tribuno. Il Friuli era invece longobardo.


Questa contrapposizione ha portato a secoli di dissidi, saccheggi delle chiese, lotte  ed delitti da parte dei Patriarchi di Aquileia, perdurati nel periodo carolingio e continuati poi con i Germanici.


I Gradesi assieme al loro Patriarca – l'esponente politico più importante dei territori lagunari - furono quindi impegnati per secoli a battagliare per non veder usurpati i loro confini, aiutati anche delle limitrofe località lagunari, affratellate in un patto di mutuo soccorso.


Nell'809, Pipino Re d'Italia, figlio di Carlo Magno, dotato di un potente esercito pensò (un po' scioccamente) di dare battaglia ai Veneziani proprio nelle lagune e con le barche !


Fu così che i Franchi vennero sconfitti nella battaglia del Canal Orfano sancendo di fatto l'ascesa della Repubblica di Venezia.


Nel periodo della Serenissima, che durò fino al 1797, i Gradesi erano considerati cittadini veneziani e già nel 1300 Grado era padrona di tutto il territorio costiero  dal Tagliamento a S. Giovanni di Duino.


Un Conte (nominato da Venezia e sostituito ogni 12/16 mesi) governava ed amministrava la Città in concerto al Consiglio delle Famiglie gradesi. La vita pubblica era regolata dagli Statuti (che purtroppo sono andati perduti ! ) ; leggi locali che disponevano in materia civile, penale, ambientale, diritti di pesca, eccetera.


La Repubblica di Venezia imponeva invece solo la politica militare, estera e la legislazione fiscale.


Si evidenzia quindi che già nel XIV secolo i Gradesi si autoregolamentavano, per esempio:

  

  • a chi raccoglieva legna o sterpi sugli argini a riparo delle marine, erano inflitti 18 mesi di galera in ferri;

  • esistevano dei periodi di divieto di pesca con certe attrezzature e di uccellagione con trappole;

  • a chi era sorpreso armato nelle ore notturne erano inflitti 18 mesi di galera in ferri;

  • divieto di somministrare vino prima della messa domenicale;

  • per chi ospitava forestieri senza notificarli erano comminati una multa e 4 mesi di prigione; e così di seguito.


Il 15 maggio 1797 Venezia soccombe, occupata dalle truppe napoleoniche.


Grado invece subì l’occupazione nemica solo dal 1807 al 1815. In questo breve periodo i Francesi, tra l'altro, redissero le mappe catastali del territorio dalle quali derivano anche le attuali mappe.


Nel 1815 Grado venne ricompresa nell'Impero Austroungarico fino al termine della Prima Guerra mondiale.


Gli Austriaci fecero segnare la svolta alla nostra Città portando, all'ultimo, il benessere economico ed il turismo.


Essi, con un governo piuttosto liberale e rispettoso verso i propri sudditi, erano sicuramente più propensi all'esazione delle tasse che ad appropriarsi del territorio. Tanto che hanno definitivamente iscritto la proprietà di detti territori alla Comunità gradese.


Alla fine della Prima Guerra mondiale anche Grado venne annessa all'Italia.


Con il Trattato di S. Germano del 1919, collaterale al Trattato di Parigi, lo Stato Italiano, annettendo questi nuovi territori, aveva accordato che alle Comunità fossero mantenuti i diritti preesistenti.


Pertanto noi riteniamo che il Trattato di Annessione abbia un valore costituzionale di gran lunga superiore, per esempio, al Codice della Navigazione.       


Dunque i nostri diritti di proprietà e di uso civico sono secolari.


I Gradesi, nel corso del tempo, hanno dimostrato di essere capaci di gestire il loro territorio al meglio, avendo mantenuto sino ad oggi un ambiente integro.

Per questo noi oggi intendiamo continuare a gestire il nostro bene, come fu per i nostri avi, nel rispetto della natura, una natura in cui l'Uomo è parte integrante di essa.  


Per quanto detto, parlare solamente di “usi civici” e non di “piena proprietà” appare ai Graisani de Palù alquanto riduttivo, anche perchè  gli “usi civici” - cioè diritto di caccia, pesca, raccolta - sono di fatto svuotati di valore, visto l'intreccio di normative che in questi ultimi anni ricadono nell'ambito.


La Collettività di Grado, pur essendo tutt'oggi la proprietaria della laguna, sin dagli anni Sessanta ha assistito a svariati tentativi di mettere mano al proprio territorio prima da parte del Demanio marittimo ed ora da parte del Demanio regionale. Tentativi che talvolta sono riusciti, come per il “Baro delle Rane” (80-100 ha) ed ultimamente per tutti i canali iscritti con le particelle con numeratore 900, che comprendono non solo i canali ma anche rii non più esistenti o parti all'interno di valli da pesca (in realtà la Regione doveva prendere solo i canali navigabili principali!).


In conclusione, l'Associazione con i Gradesi tutti, sicuri di poter mantenere e gestire il nostro territorio al meglio come abbiamo fatto per secoli, chiediamo che il nostro prezioso bene rimanga in capo alla comunità.

                                                          

Graisani de Palù